"ITALICUM". Approvata ieri, la nuova Legge Elettorale è regola della Repubblica. Dalle prossime consultazioni politiche sapremo subito, o al più tardi 15 giorni dopo, chi ha vinto e chi governerà cinque anni e chi invece ha perso, senza che tenti in TV di farci credere il contrario, e farà l'opposizione.
Torneremo anche a sciegliere gli eletti. Due preferenze. I capolista delle circa 100 circoscrizioni in cui l'Italia sarà divisa, saranno invece scelti dai partiti che si presenteranno.
E' previsto un premio di maggioranza, pari a circa il 55% dei seggi disponibili, al partito che ottenga almeno il 40% dei consensi, attenzione: il singolo partito, non una coalizione, così da evitare "inciuci", a scapito della governabilità, tra forze il cui "peso", come la storia dimostra, è stato spesso inversamente proporzionale al proprio consenso. Starà in Parlamento chi prende almeno il 3%.
Se al 40% non arriva nessuno, ballottaggio tra i primi due che hanno ottenuto più voti. Il ballottaggio è una elezione ex novo. Chi lo vince governa, ribaltasse anche l'esito della tornata precedente.
La Camera sarà il luogo ove prevalentemente si eserciterà l'attività legislativa, mentre il Senato sarà Camera delle Regioni, conservando però alcune prerogative di particolare rilievo.
E' finita l'era del "porcellum", cosiddetto in seguito al giudizio espresso dal suo stesso ideatore, Calderoli: "è una porcata".
"JOBS ACT". L'atto del lavoro, i cui primi decreti attuativi sono passati circa un mese fa, pone fine ad una normativa che è stata punto di riferimento per 45 anni: la Legge 300 del 1970, meglio nota come Statuto dei Diritti dei Lavoratori.
Al centro non più la tutela del lavoratore dentro la fabbrica, ma sul mercato. Reintegro solo per i licenziamenti discriminatori. Norma applicabile solo ai nuovi assunti; per i "vecchi" restano le tutele precedenti. Rivista ed ampliata la normativa di sostegno al reddito per chi perde il lavoro, così come l'impegno ad intensificare e creare strutture e strumenti per favorire la ricollocazione.
Privilegiate le assunzioni a tempo indeterminato, fonte di sgravi contributivi importanti per chi assume. Dai primi vagiti emerge che le assunzioni stabili sono aumentate significativamente. Non cala invece significativamente la disoccupazione: quella non si risolve per legge, ma con investimenti e più lavoro, si sa.
Incredibile: forse cominciamo ad essere percepiti come un Paese moderno. Anche l'ottimo esordio di EXPO 2015 a Milano aiuta, per mostrare una Italia per la quale vale la pena tifare.
Due parole conclusive, sulla minoranza PD. Stranamente ha assorbito il Jobs Act, sul quale riserve di principio legate a concezioni radicate della sinistra ci stavano di certo, per concentrare la propria battaglia sulla legge elettorale, dove invece è davvero difficile non riconoscere i decisivi passi in avanti compiuti dall'Italicum rispetto al Porcellum. Poco consistenti le obbiezioni di merito. Tutti però, salvo forse Civati, resteranno nel PD. E' quello che importa, per continuare a generare dibattito, che peraltro, francamente, non pare sia stato mai conculcato o impedito dai renziani. Tant'è che certi miglioramenti adottati, sia relativamente alla riforma del lavoro che alla legge elettorale, sono frutto di proposte pervenute anche dalla minoranza. Ovviamente la maggioranza, e chi governa, partito o Repubblica che sia, alla fine deve decidere, non può mediare all'infinito....E adesso altra bella sfida: la riforma della scuola.
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